L’altro lato del mondo

La sensazione è simile a quella di una rana dentro un pentolone. Ci è nata lì dentro, ha da sempre nuotato in quell’acqua, vicino a rane come lei. Le ha sentite spesso vantarsi di quanto sia piacevole e speciale il calore della loro acqua, non come quello di tutte le altre. La rana non riesce a saltare, da sola può solo nuotare. Le è stato spiegato che è giusto così, la vita da rana senza salti la vivi meglio, è più sicura, è più comoda. Rischi di cadere fuori dal pentolone. Nessuno sa cosa c’è al di fuori, meglio non rischiare.
Tutto il giorno osserva le altre rane divertirsi con le bollicine che sempre più velocemente raggiungono la superficie. Di nuovo le sente gridare di gioia: “Ma che fico! Pare una jacuzzi!”

E allora la rana gioca con i girini e li vede adattarsi a quel mondo spiegato dalle rane adulte. C’è però una profonda differenza tra i due. Quando i girini diventeranno rane non potranno più scegliere se saltare o no, perché a quel punto le bolle saranno troppo grandi. Allora non ci sarà più spazio né per le rane, tantomeno per i nuovi girini, perché le bolle avranno preso il loro posto. 

Ho sempre usato le parole per descrivere solo ed esclusivamente queste dinamiche, ogni volta che il mondo non mi faceva sentire al sicuro. Non esisteva nient’altro che la realtà che mi circondava, e tutto quello che si metteva tra me e lei non aveva buoni fini, puntava solo a distrarmi, a deviarmi. Lì mi rifugiavo, nei miei limiti, e non avevo nessuna intenzione di superarli.
Per difendermi dalle gabbie del mondo ho iniziato a costruirne una mia. Ho iniziato a desiderare di non averne più bisogno.

Una vibrazione mai sentita prima è arrivata e mi ha avvolto, mi ha mostrato strade, vicoli e quell’invisibile che non avevo mai avuto il coraggio di osservare, e forse anche capire. La vibrazione era così intensa da riuscire a distruggere la gabbia, è stato come respirare per la prima volta, quanta euforia a vivere il mondo dentro quella sensazione. Mi son sentita nuda, senza più quella protezione fittizia, e d’istinto ne ho cercata una nuova. Ma non era una nuova protezione quello di cui avevo bisogno. Dovevo innanzitutto imparare a gestire tutti gli impulsi che vengono dall’esterno e dall’interno: la luce, i rumori, le emozioni e l’ego. Sembrava di stare su una montagna russa.
La vibrazione è diventata la prova di quello in cui non riuscivo più a credere. 

Ancora non so se so descrivere tutto questo. Il percorso di crescita è lungo, sembra una continua prima volta.
Nel tanto che imparo ed il mondo cerca di distrarmi ho capito una cosa. Qualunque cosa avvenga la musica non smette mai di vibrare.