Matriosche

Tra il 2005 e il 2006 tre analisti della Citigroup Inc., Ajay Kapur, Niall Macleod, Narendra Singh, inviarono ai maggiori investitori del gruppo bancario tre rapporti riservati che ponevano, di fatto, l’economia al disopra della democrazia.

La Citigroup è una multinazionale americana che si occupa di banche d’investimento e società di servizi finanziari con un fatturato di 72,90 miliardi (2020). Una delle più importanti realtà finanziarie statunitensi, che si servono di analisti come Ajay Kapur, Niall Macleod e Narendra Singh per individuare le strategie da seguire.
Nel rapporto riservato dal titolo “Plutonomia: acquistare il lusso, spiegare gli squilibri mondiali”, viene mostrato agli investitori come il mondo si stia dividendo in due blocchi: “the Plutonomy and the rest”, le plutonomie e il resto.

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(PDF) La “plutonomia” (Citibank, 2005) | Matteo Monaco – Academia.edu

Plutonomia è una parola greca che indica lo studio della produzione e distribuzione della ricchezza. Il significato che gli analisti della Citigroup hanno dato a questa parola, tuttavia, è un altro: con “plutonomia” indicano uno Stato dove “la crescita economica viene generata e consumata in gran parte da pochi benestanti”.

Un’economia dove il benessere del lavoratore non è necessario perché è l’1% della popolazione a determinare la crescita economica.

Dal report della Citigroup: “Prevediamo che le plutonomie (gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Canada) vedranno probabilmente ancora più diseguaglianze di reddito, alimentando sproporzionatamente un ulteriore aumento nella quota di profitto nelle economie, una maggiore produttività data dai miglioramenti tecnologici e più globalizzazione”.

E in effetti così è stato, non solo negli Stati Uniti, nel Regno Unito e nel Canada.
L’Italia, pur non facendo parte, secondo il report, dei paesi plutonomici, ha visto crescere il livello di disparità salariale vertiginosamente. Come scritto su un articolo del “Sole 24ore”: Stipendi, a un dipendente servono 36 anni per guadagnare quanto un manager nel 2020 – ilSole24ORE

<<Mediobanca sottolinea che lo stipendio medio di un top manager è “oltre 36 volte il costo medio del lavoro” e occorrono quindi “36 anni a un lavoratore medio per guadagnare quanto un suo apicale nel 2020“.  […] Secondo uno studio apparso dell’Economic Policy Institute dal 1978 al 2019 le remunerazioni dei CEO (amministratori delegati ndr) risultano cresciute del 940% contro un ben più modesto +12% dei salari dei lavoratori nello stesso arco di tempo>>. CEO compensation has grown 940% since 1978: Typical worker compensation has risen only 12% during that time | Economic Policy Institute (epi.org)

Differenze salariali che ricordano vagamente le disparità tra un contadino ed un proprietario terriero nati qualche centinaio d’anni fa. Ed è proprio con un termine legato a quel periodo storico che gli analisti della Citigroup definiscono gli odierni super ricchi: “aristocrazia manageriale”:

“Society and governments need to be amenable to disproportionately allow/encourage the few to retain that fatter profit share. The Managerial Aristocracy, like in the Gilded Age, the Roaring Twenties, and the thriving nineties, needs to commandeer a vast chunk of that rising profit share, either through capital income, or simply paying itself a lot. We think that despite the post-bubble angst against celebrity CEOs, the trend of cost-cutting balance sheet-improving CEOs might just give way to risk-seeking CEOs, re-leveraging, going for growth and expecting disproportionate compensation for it. It sounds quite unlikely, but that’s why we think it is quite possible”. pp 10

“La società e i governi devono essere resi docili per permettere/incoraggiare i pochi a tenersi sproporzionatamente la parte più grassa del profitto. L’Aristocrazia Manageriale, come nella Gilded Age o negli Anni Ruggenti o gli anni Novanta – deve disporre della maggior parte degli aumenti di profitto, sia per mezzo del reddito da capitale che semplicemente remunerando sé stessa molto generosamente. Pensiamo che, nonostante la rabbia popolare che ha investito i CEO più celebri dopo lo scoppio della bolla finanziaria, il trend che vede il miglioramento dei bilanci attraverso il taglio dei costi potrà agevolare i CEO più intraprendenti, incentivando sempre più sostanziali tagli ai salari e quindi sempre migliori bilanci consuntivi – giustificando con questi successi infine le più alte compensazioni per il manager. Oggi sembra improbabile, ma noi confidiamo che ciò sia possibile”.

Qual è il proseguimento?

Questo tipo di economia e le deregolamentazioni* attuate nel corso degli ultimi decenni hanno creato aziende con lo stesso patrimonio e potere d’influenza di uno Stato. Soggetti, quindi, che hanno la possibilità di entrarne in diretta concorrenza con i cittadini.

*la rimozione, da parte delle autorità competenti, di norme legislative e procedure amministrative ritenute d’ostacolo o che disincentivano gli investimenti, al fine di forzare l’attività economica

Facciamo un paio di esempi: Wal-Mart (multinazionale di negozi al dettaglio) nel 2020 ha fatturato 559,2 miliardi di dollari: un fatturato annuo superiore al Pil di 25 nazioni sommate fra loro.
Il fondo d’ investimento Blackrock di Wall Street amministra un patrimonio (3.500 miliardi di dollari – 2012) superiore alle riserve di qualsiasi banca centrale al mondo, inclusa quella cinese. La Goldman Sachs, da parte sua, ha attivi superiori alla Banca centrale europea che gestisce la moneta di 17 paesi. L’ oligarchia che governa il mondo – la Repubblica.it


Visto che ne hanno la possibilità, non è insolito che soggetti privati di questo rilievo cerchino di influenzare e mettere la loro mano invisibile nel naturale svolgimento della vita politica a servizio del cittadino.
L’appoggio politico ed economico sono un classico se si vogliono condizionare le idee e la volontà di un politico. Un esempio sono stati i rapporti tra Salvini, il suo portavoce Gianluca Savoini e l’oligarca russo conservatore Malofeev, con Pro Vita, Roberto Fiore (Casapound), Pillon e tanti altri, tutti intrecciati tra fondazioni, istituti ed associazioni italiane o estere capaci di spostare in un attimo milioni di euro o dollari da un paese all’altro. Sistema esteso anche negli altri paesi europei, e non a caso proprio negli ultimi anni la destra nazionalista, religiosa e populista è diventata di nuovo protagonista della politica europea.
(Report, 11/11/2019 La fabbrica della paura – Report (rai.it).

Ma non basta una campagna elettorale per far si che gli organi istituzionali scrivano leggi a proprio favore, non bastano nemmeno per avere l’appoggio della popolazione. Per quello ci sono i think tank, degli istituti di ricerca creati apposta per far vedere la realtà ai cittadini ed alle istituzioni con gli occhi dei colossi economici. Organizzazioni come la “Chamber of Commerce”, think tank come il “Club for Growth” e “Americans for Tax Reform”, dobbiamo la sentenza della Corte suprema intitolata “Citizens United v, FEC”, “che ha esteso alle grandi aziende americane la stessa “libertà di espressione” che la Costituzione riconosce ai cittadini. Senza limiti né restrizioni; con le stesse tutele”.
L’ oligarchia che governa il mondo – la Repubblica.it


In Unione Europea molto presenti sono le attività di lobbismo, l’attività fatta da un gruppo d’interesse per influenzare il processo decisionale in un sistema politico.
Attualmente sono 13.104 le associazioni rappresentative iscritte al Registro per la trasparenza. Registro dei rappresentanti di interessi (europa.eu)

Articolo 11 del Trattato sull’Unione Europea, coma 1: “Le istituzioni danno ai cittadini e alle associazioni rappresentative, attraverso gli opportuni canali, la possibilità di far conoscere e di scambiare pubblicamente le loro opinioni in tutti i settori di azione dell’Unione” e 2 “Le istituzioni mantengono un dialogo aperto, trasparente e regolare con le associazioni rappresentative e la società civile”. https://eur-lex.europa.eu/resource.html?uri=cellar:2bf140bf-a3f8-4ab2-b506-fd71826e6da6.0017.02/DOC_1&format=PDF
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=OJ:L:2021:207:FULL&from=it


“In totale, le organizzazioni iscritte al registro per la trasparenza impiegano più di 82.000 persone, di cui quasi 7.000 sono accreditate per accedere al Parlamento.
Un vero e proprio esercito di lobbisti in contatto costante con le istituzioni europee. Per fare un confronto, la Commissione europea impiega intorno alle 39.000 persone; il Parlamento europeo circa 9.000“.

“I gruppi d’interesse, però, non interagiscono soltanto con la Commissione e il Parlamento. Hanno infatti a disposizione una serie di altri canali, a livello nazionale e sovranazionale: il Consiglio ed i suoi gruppi di lavoro, il COREPER (Comitato dei rappresentanti permanenti), le delegazioni UE all’estero e, ovviamente, la politica nazionale.
Questa presenza “a più livelli” permette ai gruppi di influenzare il processo decisionale a ogni stadio: proposta legislativa, discussione del testo e degli emendamenti, implementazione negli Stati membri.
Questa strategia viene chiamata “venue shopping”: il gruppo d’interesse sceglie il canale più appropriato a seconda dell’ambito di competenza legislativa, del tema in discussione, o delle risorse e contatti a disposizione”.

Più che una plutonomia questa sembra una plutocrazia.
In lobby with EU: le regole del gioco | Lo Spiegone

Eppure non è del tutto così: noi abbiamo il diritto al voto:

Die Anstalt, un programma di Max Uthoff e Claus Von Wagner. Puntata del 6.9.2016

Come scritto nel famoso report mandato agli azionisti più importanti della Citigroup, la plutonomia è flessibile, quindi non eterna:
“Il primo rischio, e il più potente, è di una rappresaglia da parte della classe lavoratrice. La delocalizzazione delle imprese, la fatturazione offshore e l’assunzione di immigrati insource aiutano a minimizzare il costo dei salari.
Coloro a cui viene ridotto il salario sono i perdenti. Sebbene il paper di Ottaviano e Peri (NBER, 2006) illustri degli eventuali vantaggi della manodopera immigrata per il lavoratore medio, la classe lavoratrice perde in ogni caso. La parte più povera di questo ceto non ha grande voce in capitolo, ma tuttora conserva il diritto di voto.
È sotto gli occhi di tutti che alcune delocalizzazioni siano state attaccate come “non patriottiche” (o sbagliate tout-court) da parte della forza-lavoro domestica dei vari Paesi. Questo tende a dare forza al protezionismo, come mezzo per salvare i lavori di base che spariscono dal mercato domestico. Questa è una politica favorita dall’estrema sinistra. All’altro estremo, l’insourcing – cioè l’immigrazione di massa – pone i lavoratori domestici fuori mercato: questo richiama politiche anti migratorie, di cui si fa portavoce l’estrema destra.
La parte più produttiva della classe operaia potrebbe calare nei risultati. Kevin Phillips ha illustrato come alla fine del ‘700, in Olanda, l’ossessione per la speculazione finanziaria (vi dice qualcosa?) ha infine convinto la forza-lavoro più competente – l’architrave di tutta la ricchezza nazionale – a cercare fortuna altrove”.

L’ultima opzione citata dal documento, che darebbe il via al crollo della plutonomia è: “La rivolta sociale. Per usare un’analisi di Rawls, la mano invisibile smette di funzionare. Una delle ragioni per cui le società accettano la plutonomia è perché una parte sufficiente dell’elettorato crede di potere diventare – un giorno – molto ricca. Perché uccidere la plutonomia, se credi di poter diventare tu stesso un plutocrate? L’American Dream in fondo è tutto qui. Può succedere però che gli elettori avvertano il contrario: allora vorranno dividere la torta della ricchezza, più che aspirare a prenderla tutta per sé”. […] Una delle nuove ipotesi ci suggerisce che il discrimine tra società prone o avverse al rischio starebbe nei differenziali di dopamina. In pratica: la dopamina, il neurotrasmettitore che induce piacere a livello cerebrale, è collegata alla curiosità, all’avventura, allo spirito di impresa, e aiuta ad otenere risultati in un contesto di incertezza. In media, ogni popolazione di studio conta circa 2% di persone con livelli di dopamina sufficienti ad emigrare. Ergo, nazioni di immigrati come gli Stati Uniti e il Canada hanno popolazioni con alta intensità di dopamina. Le ricompense che ottengono dallo spirito di impresa – stimolato dalla dopamina – rende questi luoghi sempre più aperti alle ondate di ricchezza distribuite inegualmente. Come dire: presto, una plutonomia guidata dalla dopamina! […]

È possibile che le plutonomie muoiano quando muore il sogno che le sostiene? La risposta è “certamente sì”. Ma crediamo che questo inizi a succedere solo durante le recessioni, rispetto a quando c’è una sensazione sufficiente di benessere. Al momento, ci sono segnali di insoddisfazione sociale rispetto alla plutonomia. Ma una minima parte dello scontro politico avviene su questo punto. […]
La nostra conclusione è che una rivolta contro la plutonomia sarà probabile, prima o poi. Tuttavia, non succederà adesso. Fintanto che le economie crescono, e fintanto che gli elettorati sentono di stare diventando ricchi in termini assoluti (nonostante si stiano impoverendo in senso relativo), non c’è pericolo per le plutonomie di oggi.
Noi non parliamo di plutonomia per giudicarla buona o cattiva. La nostra analisi è basata sui fatti, non su come vorremmo che fosse il mondo”.