Nell’ultimo decennio del ventesimo secolo i neoconservatori fremevano: le aspettative e le ambizioni erano tante, ma i governi in carica (Bush senior e Clinton) non agivano come speravano.
I “padri fondatori” della filosofia neocons, quella filosofia che pretendeva una politica estera spregiudicata, quella con una fiducia quasi illimitata nella potenza americana, convinta che l’applicazione del potere degli Stati Uniti in ambito internazionale porti necessariamente al bene dell’America, e nella maggioranza dei casi anche al bene per il resto del mondo, erano risentiti.
In merito al dibattito riguardante la missione americana nel mondo, un’importante commento lo diede Irving Kristol, il giornalista soprannominato il “padrino del neoconservatorismo”: come fondatore, editore e collaboratore di varie riviste, ha svolto un ruolo influente nella cultura intellettuale e politica dell’ultima metà del XX secolo. Dopo la sua morte, fu descritto dal Daily Telegraph come “l’intellettuale pubblico più importante della seconda metà del ventesimo secolo”
Irving Kristol’s gone – we’ll miss his clear vision – Telegraph (archive.org).
Era il 1996 quando Kristol si chiese dove potesse celarsi il nuovo nemico degli Stati Uniti, quel nemico che avrebbe dovuto unire tutti i fronti politici affinché rispondessero alla chiamata del destino. Non senza una nota provocatoria, si augurava l’apparizione di un nemico minaccioso, dalla connotazione ideologica netta ed incontrovertibile, un nemico all’altezza dell’America insomma, che finalmente avrebbe unificato il paese portandolo all’azione. (I. KRISTOL, A Post-Wilsonian Foreign Policy, «The Wall Street Journal», 2 agosto 1996.
A Post-Wilsonian Foreign Policy – WSJ)
Era il periodo dell’apparizione degli “stati canaglia”. Come descrissero Gary Schmitt e Robert Kagan (inutile dirlo, neoconservatori anche loro) una volta venuto meno il deterrente della guerra fredda, erano ora “liberi di perseguire i propri obiettivi in regioni di importanza strategica per gli Stati Uniti ed i loro alleati”. (R. KAGAN e G. SCHMITT, Now May We Please Defend Ourselves? «Commentary », luglio 1998.)
Nel 1998, nella relazione finale della Commission to Assess the Ballistic Missile Threat, un gruppo di esperti – tra cui ancora Paul Wolfowitz, e James Woolsey, Jr. – metteva in guardia l’America verso alcuni “Stati canaglia” che avrebbero potuto sviluppare missili balistici e danneggiare il paese, ed invocava una reazione decisa per anticipare il pericolo e scongiurarlo prima che esso potesse materializzarsi e colpire.
Ma questa volta non ne volevano proprio sapere. Gli appelli di questi uomini politici, così come quelli del neoconservatorismo, non ebbero alcun seguito.
I neocon e l’11 settembre. Una svolta valoriale nella politica estera USA (loccidentale.it)
Era arrivato il momento di instaurare un nuovo istituto di ricerca.