Fonti La Storia Siamo Noi


Quanti sono

Dove vanno

Il costo dell’accoglienza

Afghanistan

Iraq

Siria

Il costo della guerra

*https://www.theguardian.com/world/2016/feb/11/report-on-syria-conflict-finds-115-of-population-killed-or-injured

*http://scpr-syria.org/publications/policy-reports/scpr-alienation-and-violence-report-2014-2/

Yemen

Migranti economici

Colonialismo

EPA

Accaparramento terreni

Un ringraziamento di cuore va a Raffaele Masto, con un semplice click e uno scambio di numeri mi ha spiegato per filo e per segno ciò che aveva visto in Africa, cosa vuol dire “accaparramento dei terreni” e quali sono i loro effetti. Gentilissimo e pieno di disponibilità senza averlo mai incontrato di persona. Anche tu te ne sei andato lontano, in un posto sicuramente migliore di questo.

Thomas Sankara

Un grandissimo ringraziamento a Silvestro Montanaro, autore del documentario qui sotto citato. A colui che mi ha regalato la possibilità di vedere il mondo con occhi diversi, l’Africa prima su tutti, mondi e persone che senza di lui sarebbero rimaste lontane. Che la terra ti sia lieve.

https://www.thomassankara.net/

Zygmunt Bauman, la società sotto assedio, 2005


Le porte possono anche essere sbarrate, ma il problema non si risolverà, per quanto massicci possano essere i lucchetti.
Lucchetti e catenacci non possono certo domare o indebolire le forze che causano l’emigrazione; possono contribuire a occultare i problemi alla vista e alla mente, ma non a farli scomparire

Thomas Sankara

“Vi porto i saluti fraterni di un paese di 274.000 chilometri quadrati in cui sette milioni di bambini, donne e uomini si rifiutano di morire di ignoranza, di fame e di sete, non riuscendo più a vivere nonostante abbiano alle spalle un quarto di secolo di esistenza come stato sovrano rappresentato alle Nazioni Unite. Sono davanti a voi in nome di un popolo che ha deciso di affermare, d’ora in avanti, se stesso e farsi carico della propria storia senza la minima esitazione”

Discorso di Thomas Sankara alle Nazioni Unite. 1984

Thomas Sankara fu il primo Presidente del Burkina Faso, ex Alto Volta.
Alto Volta era il nome dato durante la conferenza di Berlino a un piccolo angolo di terra in Africa assegnata alla Francia.
Appena diventato presidente, Sankara cambiò il nome in Burkina Faso, così che rispettasse le proprie tradizioni e avesse un significato preciso nella propria lingua: “la patria degli uomini integri”.

Negli anni ’80 Thomas Sankara stava rivoluzionando il Burkina Faso e l’Africa:

Sprechi

“Abbiamo abolito le indennità presidenziali e stiamo riducendo anche gli stipendi dei funzionari statali e dei burocrati. I processi contro i ladri, contro coloro che rubano i soldi del nostro paese, ora vengono fatti e sono pubblici.”

Economia

“Dobbiamo far capire a tutti che i mercati africani sono degli africani. Dobbiamo produrre in Africa, trasformare le nostre materie prime in Africa e consumare in Africa. Dobbiamo produrre ciò di cui abbiamo bisogno e consumare ciò che produciamo, non ciò che importiamo”.

Ogni villaggio, ogni struttura territoriale aveva costruito edifici destinati ad ambulatori, piccoli dispensari, scuole, magazzini per lo stoccaggio dei cereali.

Pari opportunità

“Se a scuola una giovane donna rimane incinta viene espulsa. La escludono socialmente. Nessuno si domanda se quello con cui lei è rimasta incinta, sia anche lui nella stessa classe scolastica. E anche se lo fosse, lui, il ragazzo, non verrebbe espulso, resterebbe lì e potrebbe mettere incinta altre ragazze e avere figli fino al diploma ma la ragazza anche se un giorno prima del diploma aspetta un bambino viene espulsa”.

“Noi dobbiamo fare di tutto per dare ad ogni donna un lavoro, dobbiamo dare ad ogni donna i mezzi per realizzare una vita onesta e dignitosa”.
Tra le prime volte in Africa figurarono delle donne ministro: “Bisogna liberarci dal retaggio feudale, da quella cultura medioevale che ci ha insegnato a considerare l’uomo sempre al disopra della donna”.

Finanza

Sankara era contrario alla restituzione del debito che i paesi africani avevano contratto con finanziatori e paesi esteri per finanziare il loro sviluppo dopo gli anni del colonialismo.

 “Sono stati loro a proporci i canali di finanziamento, dicendoci che erano le cose giuste da fare per far decollare lo sviluppo del nostro paese, la crescita dei nostri popoli e il suo benessere.
Questi finanziatori ci sono stati consigliati e raccomandati. Ci hanno presentato pacchi di dossier e prospetti finanziari allettanti. Ma ora ci ritroviamo a compromettere i nostri popoli per 50 anni e più. Hanno fatto in modo che l’Africa, il suo sviluppo e la sua crescita, obbediscano a delle norme, a degli interessi che le sono totalmente estranei”.

“Quelli che ci hanno portato all’indebitamento, hanno giocato con noi come in un casinò. Finché hanno vinto e guadagnato non c’era nessun problema. Ora che rischiano di perdere, vogliono indietro tutti i soldi giocati. Ci dicono che altrimenti ci sarebbe la crisi. E invece no, hanno giocato. Ora possono anche perdere. Sono le regole del loro gioco e la vita continuerà.
Ma se il Burkina Faso resterà il solo a rifiutarsi di pagare, io non ci sarò alla prossima conferenza.
Se invece avrò il sostegno di tutti voi, sostegno di cui avrò un gran bisogno, potremo evitare di pagare e usare quindi le nostre risorse per lo sviluppo dei nostri paesi
”.

Meno di tre mesi dopo questo discorso, Thomas Sankara venne ucciso per mezzo di un intrigo internazionale.

Land grabbing

  • In Africa sono presenti il 24% dei terreni agricoli del Pianeta
  • Circa il 60% della sua popolazione è impiegata nell’agricoltura

Il Land grabbing (accaparramento di terreni) è l’acquisizione su larga scala di terreni agricoli in paesi che spesso soffrono la fame. Questo tipo di contratto parte dai 200 ettari in su, circa 10 volte la dimensione di un’azienda piccola. Il costo di un ettaro varia dai 3 ai 10 dollari e la durata dei contratti è tra i circa 50 ai 99 anni, rinnovabili.

L’acquisizione dei terreni viene fatta da aziende private, multinazionali, stati ma anche da speculatori, che lasceranno quella terra incolta finché la potranno rivendere
ad un prezzo migliore. Questa pratica ha portato gli abitanti e produttori locali a non poter più accedere alle proprie terre con conseguente espropriazione di case e di terreni.

Il più delle volte l’uso dei terreni da parte di investitori esteri si basa sulla monocultura (spesso provoca il disboscamento per ricavarne terra coltivabile), la produzione di carburanti e l’estrazione di minerali.

I due terzi dei ricavati sono destinati al mercato estero.

Tutto questo è stato possibile grazie alla decisione della Banca Mondiale di togliere qualsiasi limite all’acquisto di terre del sud del mondo. Da quel momento è cominciata una corsa sfrenata a basso costo che ha portato alla cessione di milioni di ettari.

Problemi di civilizzazione?

«La sfida dell’Africa è molto più profonda, è una sfida di civiltà. […] Stati falliti, transizioni democratiche, transizioni demografiche, infrastrutture, traffico di droga, traffico di armi, traffico di esseri umani e fondamentalismo violento, terrorismo islamista. Tutte queste cose insieme creano difficoltà in Africa. […]
Di grande importanza è la sfida demografica. Quando ci sono Paesi che contano ancora 7 o 8 figli per donna, puoi decidere di spendere miliardi di euro e non raggiungerai mai la stabilità»

Emmanuel Macron, presidente della Francia

Colonialismo, definizione:

è la dipendenza politica, culturale ed economica di una nazione nei confronti di un’altra.
Il tenere sottoposti popoli a un regime coloniale, in condizioni di soggezione economica, politica, culturale.

Dizionario Garzanti, Treccani


Prima fase: Nel 1400 ci fu il primo  sbarco degli europei in Africa.
L’obiettivo iniziale fu quello commerciale e di trovare una rotta marittima verso l’Oriente. Col tempo, però, le basi mercantili si trasformarono in insediamenti per lo sfruttamento minerario, agricolo e di  schiavi.
Nel Settecento intere popolazioni stanziate lungo le coste occidentali vennero deportate in massa.
Il continuo prelievo di schiavi causò carenze di forza lavoro tali da rallentarne il possibile sviluppo dei paesi.

Seconda fase: Dalla fine del 1800, il colonialismo europeo raggiunse il  suo apice.
Durante la conferenza di Berlino gli europei definirono la spartizione del continente africano, ma non fecero partecipare gli stessi stati africani, che non erano nemmeno riconosciuti tali dal sistema internazionale di allora.
I cittadini africani si batterono con incredibile tenacia contro la colonizzazione e fu necessario mantenere anche dopo una certa presenza militare per prevenire le rivolte. Tuttavia i loro sforzi furono vani contro un nemico che disponeva già di armi come la mitragliatrice.

All’inizio del 1900 il 90% dell’Africa era amministrata da un governo europeo.

L’integrazione europea in Africa.

L’Europa prese in mano l’amministrazione africana, ciascuna potenza coloniale in modo diverso. I metodi più diffusi erano l’assimilazione di stampo francese e l’amministrazione indiretta di stampo inglese.

– In una i colonizzati dovevano assimilare la cultura dei coloni, interiorizzarla, riconoscersi in essa e condividere i valori della madrepatria.

– L’altra tendeva a delegare l’amministrazione ai poteri preesistenti e a coinvolgere maggiormente i locali nella gestione delle colonie, al costo però di una separazione fra indigeni e bianchi più marcata che sfociava spesso in un’apartheid.

Africa: la storia ritrovata di Lorenzo Possamai

La lingua ufficiale dei paesi africani diventò quella del colonizzatore.


“A Berlino tracciarono delle frontiere arbitrarie ignorando che così separavano delle famiglie, delle etnie. In barba ad ogni principio quella gente ha deciso della vita e del futuro di milioni di esseri umani che vivevano nelle loro terre, con le loro culture, con i loro normali ritmi di evoluzione

Thomas Sankara, presidente del Burkina Faso

2014/15: 5 Paesi africani

Nigeria

  • Nel nord della Nigeria continua l’emergenza umanitaria. Boko Haram commette
    crimini di guerra contro 14 milioni di persone. 2 milioni sono diventati sfollati interni.
  • Migliaia di uomini donne e bambini, durante la fuga in paesi più sicuri, sono stati arrestati arbitrariamente senza un adeguato processo, accesso ad un avvocato o un contatto con la famiglia. In carcere le malattie, la disidratazione e la fame sono frequenti.

Guinea

  • Le forze di sicurezza utilizzano un eccessivo uso della forza contro manifestanti pacifici comprese armi da fuoco e bastoni.
  • Persone che esprimono dissenso vengono perseguitate. Sono stati segnalati casi di tortura e altri maltrattamenti.
  • 3 ragazze su 5 in Guinea sono costrette a sposarsi prima dei 18 anni.

Senegal

  • Le autorità continuano a limitare il diritto d’espressione, manifestazioni e assemblee pacifiche.
  • I cittadini rischiano il carcere per il loro orientamento sessuale.
  • Anche se diversi agenti di polizia sono stati condannati per uccisioni illegali, l’impunità è rimasta una preoccupazione.

Mali

  • Gli abusi dei gruppi armati sono all’ordine del giorno.
  • I dimostranti rischiano la vita
  • Il conflitto armato e l’instabilità sono aumentati e a causa di questo sono state chiuse molte scuole.
  • 33.000 persone sono sfollate interne.
  • La libertà di espressione è limitata.
  • Circa 3 milioni di persone non hanno accesso al cibo, 423.000 in grave malnutrizione.

Eritrea

  • Il servizio militare è obbligatorio anche per i bambini
  • Le persone dai 5 ai 50 anni non possono viaggiare al di fuori del paese pena l’incarcerazione
  • politici, giornalisti e praticanti di religioni non autorizzate vengono incarcerati senza processo e senza accesso ad un avvocato o membri della famiglia.

Amnesty International Report 2014/2015

Perché così tanti rifugiati? Yemen

Nel marzo 2015 una coalizione internazionale guidata dall’Arabia Saudita, con i paesi del Golfo e Stati Uniti tra le fila, ha iniziato a bombardare città yemenite per sostenere il presidente e combattere l’avanzata dei ribelli.

  • I bombardamenti della coalizione hanno ripetutamente colpito scuole, ospedali, campi profughi, mercati provocando più di diecimila morti, compresi 1.540 bambini e 40mila feriti (2016).
  • 17 milioni di yemeniti necessitano di assistenza alimentare mentre 2,2 milioni di bambini soffrono di malnutrizione acuta.
  • Il blocco aereo e navale imposto allo Yemen dalle forze di coalizione ha rappresentato una delle principali cause della catastrofe umanitaria, mentre la violenza nel paese e la diffusa carenza di carburante hanno perturbato le reti interne di distribuzione dei generi alimentari. Il sistema sanitario è sull’orlo del collasso mentre è scoppiata una seconda epidemia di colera

La risposta internazionale

Nell’agosto 2016 Gli Stati Uniti hanno approvato la vendita di 1,15 miliardi di dollari in armamenti all’Arabia Saudita.
In un comunicato ufficiale del Dipartimento di Stato Usa si leggeva «Questa proposta di vendita contribuirà alla politica estera e di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, contribuendo a migliorare la sicurezza di un partner strategico regionale che continua a essere un contributore importante per la stabilità in Medio Oriente».
Secondo la Control Arms Agency nel 2015, La Francia, la Germania, l’Italia, il Montenegro, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Regno Unito, Turchia e Svizzera hanno venduto armi all’Arabia Saudita per un valore complessivo di oltre 25 miliardi di dollari.

Perché così tanti rifugiati? Afghanistan

https://www.repubblica.it/esteri/2013/07/09/foto/kabul_anni_60-62622520/1/#1

Nel link qui sopra si trovano le foto che scattò William Podlich a Kabul, tra il 1967 e il 1968.
William era un professore dell’Arizona che si trasferì in Afghanistan con la moglie e le due figlie per insegnare in un college della capitale.
Peg, la figlia del professore, ricorda: “Quando rivedo le foto di mio padre, mi viene in mente un Afghanistan ricco di storia e di cultura.

<<Mezzo secolo fa, le donne afgane facevano tranquillamente carriera nel campo della medicina; uomini e donne si mescolavano tranquillamente al cinema e nei campus universitari a Kabul (…) C’era la legge, c’era l’ordine e c’era un governo capace di intraprendere grandi progetti di infrastrutture nazionali, come la costruzione di centrali idroelettriche e strade. La gente aveva speranza, credeva che l’educazione avrebbe potuto aprire opportunità per tutti ed era convinta che si prospettasse un brillante futuro>>

Mohammad Qayoumi, Once Upon a Time in Afghanistan

24 dicembre 1979

L’Unione Sovietica occupa l’Afghanistan spezzando la pace e la stabilità che negli anni era riuscita a costruire.

La guerra, causata dall’occupazione, provoca un milione e mezzo di morti. 5 milioni di afgani perdono le loro case e diventano profughi.

13 anni dopo l’Unione Sovietica smise di rifornire l’esercito afgano di cibo, carburante e sostegno finanziario. I militari afgani si ritrovarono senza risorse e in poco tempo l’esercito si sfaldò. Il presidente Najibullah tentò di scappare in India ma dei gruppi armati della fazione opposta lo bloccarono.
Così cercò rifugio nei palazzi delle Nazioni Unite.

Najibullah rimase rinchiuso in quei palazzi per quattro anni fino a che i talebani riuscirono a conquistare Kabul.
In una notte del 1996 sequestrarono il presidente e suo fratello. Fu picchiato, torturato ed evirato. Legarono il suo corpo dietro una jeep e lo trascinarono svariate volte intorno al complesso dell’ONU. Poi il corpo fu appeso, affianco a quello del fratello che aveva subito lo stesso destino.

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Ahmad Shah Massoud

Tra i tanti personaggi che combatterono in Afghanistan vi fu Ahmad Shah Massoud. Uomo di cultura, amante della poesia, aperto al mondo ed eroe nazionale, riuscì a sconfiggere l’occupazione russa nella valle del Panjshir.

Dal documentario “Massoud l’afghan” di Christophe de Ponfilly

Nel 1996 fu costretto a tornare nella valle per combattere l’avanzata dei Talebani. In quell’anno Massoud unì afgani di svariate fazioni e gruppi etnici, spesso in lotta tra loro, per combattere i Talebani, un gruppo estremista rifornito di armi, mercenari e appoggio economico dal Pakistan, Arabia Saudita e Stati Uniti.

https://www.independent.co.uk/news/world/anti-soviet-warrior-puts-his-army-on-the-road-to-peace-the-saudi-businessman-who-recruited-mujahedin-1465715.html

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Come contro i sovietici, Massoud riuscì a liberare la valle afgana:

«In una sola giornata, con un duplice attacco, 1800 mujaheddin hanno spinto fuori dalla città — Teleqan — 8 mila talebani, inseguendoli poi lungo la strada verso Kunduz, a ovest. Più di cento talebani uccisi e 150 prigionieri»
Ettore Mo, giornalista (Corriere della Sera)

Massoud dimostrò anche grandi capacità amministrative e politiche, organizzando nelle zone controllate scuole, cantieri stradali e ospedali, uno tra questi dell’ONG italiana Emergency.

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Massoud iniziò a viaggiare in Europa per chiedere sostegno contro l’avanzata e l’estremismo dei talebani.

Nel marzo del 2001 andò al Parlamento Europeo. Denunciò il sostegno del Pakistan ai Talebani e aggiunse: “Non chiediamo e non abbiamo bisogno di truppe straniere, il popolo afgano è pronto a difendere la propria patria, ma naturalmente questa resistenza ha bisogno di supporto”.

Min 0:00 + 5:55

https://multimedia.europarl.europa.eu/es/ep-president-receives-ahmad-shah-massoud-in-strasbourg-press-conference_20010400_44_004_p#ssh

Le sue richieste di aiuto non furono mai ascoltate:

  • Il 9 settembre 2001 Ahmad Shah Massoud venne ucciso.
  • 2 giorni dopo ci fu l’attacco terroristico alle torri gemelle, ufficialmente ideato da Osama Bin Laden, nascosto dai Talebani.
  • 28 giorni dopo iniziò la guerra e l’occupazione statunitense in Afghanistan. Contro i talebani e contro il terrorismo.

Nel 2020 l’Afghanistan ha compiuto il suo quarantunesimo anno di guerra.
Nel 2021 i Talebani sono tornati al potere.

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A causa di questi eventi l’Afghanistan è stato per 32 anni il primo paese per numero di rifugiati.
Ora sono i secondi più numerosi nel mondo.

Come fate a non capire che se io lotto per fermare l’integralismo dei talebani, lotto anche per voi e per l’avvenire di tutti?

Ahmad Shah Massoud

/La storia siamo noi

Le persone emigrano…


“…perché logorate dall’angoscia. Consapevoli che i loro sforzi non serviranno a nulla. Che quello che riusciranno a costruire in un anno verrà distrutto da qualcun altro in un solo giorno.
Convinte che il futuro sia ipotecato. Che con un po’ di fortuna forse loro potranno farcela, ma non i loro figli. Intimamente certe che a casa nulla cambierà, che possono essere tranquille e felici solo altrov
e”

Yann Martel, Vita di Pi, 2001


La guerra, la povertà, la mancanza di diritti e di sostegno fa crescere ogni anno il numero di rifugiati nel mondo:

  • Nel 2004 i rifugiati, gli sfollati e gli apolidi erano 28,4 milioni.
  • 10 anni dopo, 31,1 milioni di persone in più non potevano vivere nelle proprie case. In tutto 59,5 milioni.
  • Nel 2015, durante la crisi dei migranti in Europa, si è superato per la prima volta la soglia dei 60 milioni:

65.3 milioni i profughi, rifugiati o richiedenti asilo.
Circa 24 ogni minuto.

Il 54% dei rifugiati vengono da solo tre paesi: Siria, Afghanistan e Somalia

Se tutti gli sfollati e i profughi del mondo fossero uno stato, questo sarebbe il 21esimo paese per numero di abitanti del mondo.

  • Sarebbe più popolato dell’Italia o del Regno Unito
  • Avrebbe una popolazione tra le più giovani e con il tasso di crescita demografica più alto al mondo.
  • Ma sarebbe in fondo alla classifica globale per il tasso di frequenza scolastica con un livello allarmante di mortalità infantile per cause prevenibili, come la polmonite.

Questo ipotetico paese potrebbe essere la 54esima economia al mondo se la popolazione avesse adeguato accesso all’impiego

Save the Children

Dove vanno?

10 paesi su 193 (il 2,5% del PIL globale) hanno accolto il 56% dei rifugiati del mondo.

Oxfam

Il Libano, con una popolazione di circa 4,5 milioni di abitanti e 10.000 dollari di prodotto interno lordo, ospita circa un 1,1 milione di rifugiati.

Amnesty International

E nella maggior parte dei casi, sono costretti a vivere ai margini della società:

  • Chi è costretto a fuggire spesso affronta viaggi terribili prima di raggiungere un luogo sicuro.
  • Le famiglie vengono separate e moltissimi finiscono per vivere in condizioni critiche, senza cibo a sufficienza, acqua pulita e servizi igienici adeguati.
  • Alcune persone vivono per decenni come rifugiati, senza alcuna prospettiva di lavoro o istruzione.
  • In molti paesi, se scoperti a guadagnarsi da vivere, rischiano di essere cacciati o puniti.

Oxfam

La crisi dei migranti in Europa

Nel 2015 le Nazioni dell’Unione Europea hanno ricevuto circa 1,3 milioni di richieste d’asilo, di cui 890mila in Germania.

Ibtimes/Welt

“I sei paesi più ricchi che contribuiscono a metà dell’economia globale, ospitano solo l’8,88% dei rifugiati e richiedenti asilo al mondo. Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Cina e Giappone insieme ne ospitano 1 milione e 400 mila”

Oxfam

I primi arrivi di massa in Italia, 2011

2011: viene rovesciato il governo di Gheddafi in Libia e quindi cancellato il trattato di Bengasi (2008), che regolava l’afflusso dei migranti sulle coste italiane (Art. 19)

Il costo dell’accoglienza

A livello europeo non esistono linee guida comuni, per questo i costi variano da paese a paese.
Con l’arrivo di più di un milione di migranti nel 2015, in molti paesi dell’Unione Europea la spesa complessiva è più che raddoppiata, con differenze che variano da paese a paese. Dalla Germania che ha speso circa 20 volte in più rispetto all’anno prima (da 129 milioni a 2 miliardi), all’Inghilterra che ha speso nello stesso anno 368 milioni.

Spesa per l’accoglienza, spesa militare

  Spesa per l’accoglienza 2015
(Milioni)
Spesa militare
2015
(Milioni)
Spesa militare al giorno
2015
 
Germania 2.697 € 39.813 € 109 milioni
Regno Unito 368 € 59.492€ 163 milioni
Italia 885 € 19.566 € 54 milioni
Francia 337 € 43.474 € 119 milioni
Paesi Bassi 1.195 € 8.668 € 24 milioni
Belgio 206 € 4.202€ 11 milioni
Ungheria 9 € 1.132 € 3 milioni
USA ? 641.253€ 1,7 miliardi

https://de.statista.com/statistik/daten/studie/5993/umfrage/militaerausgaben-der-wichtigsten-natostaaten/
http://www.lavoce.info/archives/42123/quanto-costa-accogliere-i-rifugiati/

Zygmunt Bauman, die belagerte Gesellschaft, 2005

“Türen können auch verriegelt werden, aber das Problem wird nicht gelöst, wie massiv die Vorhängeschlösser auch sein mögen. Vorhängeschlösser und Bolzen können die Kräfte, die Auswanderung verursachen, nicht zähmen oder schwächen; Sie können helfen, die Probleme des Sehens und des Geistes zu verbergen, aber sie nicht verschwinden zu lassen “

Zygmunt Bauman, die belagerte Gesellschaft