Tre giorni dopo l’inizio del 2020, Trump ha sottoscritto e dato via all’attacco contro il generale iraniano Qasem Soleimani, artefice di tutte le operazioni militari iraniane dell’ultimo decennio.
Responsabile delle operazioni militari all’estero della Repubblica Islamica iraniana, è stato il protagonista di guerre importanti come la riconquista di Aleppo, in Siria, a favore di Bashar al-Assad.
Il drone statunitense MQ-9 Reaper lo ha colpito e ucciso dopo essere atterrato in Iraq, riaccendendo così la scintilla di una possibile ed ennesima guerra in Medio Oriente.
I toni tra i due Stati si sono alzati, facendoci ricordare quanto le relazioni tra Iran e Stati Uniti siano state complicate e pericolose negli ultimi anni. Eppure, i rapporti tra Iran e Stati Uniti non sono sempre stati così burrascosi.
È difficile però immaginarlo, se la storia non viene raccontata sin dall’inizio.
Qualche anno fa esisteva una pace di comodo tra gli Stati Uniti e l’Iran.
C’era uno Shah (re) in Iran, Mohammad Reza Pahlavi, che manteneva la propria posizione sul trono grazie all’appoggio e agli accordi presi con la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. Protagonista di questi accordi, come spesso accade, erano i milioni di barili di petrolio presenti in Iran:
“Voi iraniani ci date il petrolio e noi vi diamo il denaro e il denaro lo tenete negli Stati Uniti, così potrete comprarvi tutto ciò di cui avrete bisogno in futuro”
(Ardeshir Zahedi, Ministro degli Affari Esteri, 1966-’73)
In Iran arrivarono i consiglieri militari americani, esperti in costruzioni di strade, canalizzazioni delle acque e fertilizzanti agricoli, mentre la Anglo Iranian Oil Company estraeva l’oro nero iraniano.
Gli obiettivi degli Stati Uniti e Gran Bretagna erano stati raggiunti, di conseguenza la dinastia dei Pahlavi poteva continuare a regnare tra lo sfarzo della sua corte, la bellezza delle sue regine e un popolo che viveva nell’ombra della loro ricchezza.
Allo Shah si affiancava il Primo Ministro e il Parlamento che trasformavano in legge le scelte prese dallo Shah e dai suoi partner internazionali.
Tuttavia, non è sempre stato facile regnare: la popolazione, il Parlamento guidato da Mohammad Mossadeq e il clero sciita erano contrari a rinnovare la concessione petrolifera all’Anglo Iranian Oil Company. Volevano che il petrolio presente nel territorio iraniano fosse nelle mani degli iraniani. Questo scatenò manifestazioni e la lotta del parlamentare Mohammad Mossadeq per la nazionalizzazione del petrolio iraniano.
Chiaramente questa era un’opzione inaccettabile per lo Shah, ancora di più per i suoi partner internazionali.
Lo Shah Pahlavi nominò il Generale dell’esercito Ali Razmara come Primo Ministro. Un uomo forte, volto a contrastare l’opposizione e a firmare il rinnovo della concessione petrolifera all’Anglo Iranian Oil Company, assicurando così alla Gran Bretagna i pozzi petroliferi. Anglo Iranian Oil Company che nel 1954 sarebbe diventata BP, British Petroleum Company. (Vedi: l‘ambiente, il petrolio e la chemiurgia)
La nomina del nuovo Primo Ministro non servì a fermare le manifestazioni contro il rinnovo del contratto petrolifero. Il Primo Ministro Ali Razmara fu assassinato e il 28 aprile del 1951 Mohammad Mossadeq divenne il Primo Ministro dell’Iran.
Mohammad Mossadeq, figlio di una principessa e d’un alto funzionario delle Finanze, studiò prima scienze politiche in Francia, poi diritto in Svizzera. Tornato in Iran nel 1950 divenne il leader del Fronte Nazionale, un’alleanza politica eterogenea, composta da nazionalisti, liberali, laburisti, repubblicani e sostenuta dal clero sciita guidato dall’Ayatollah Kashani.
Allergico al potere imperiale dei Pahlavi, li definì dei “parvenu, incolti, incapaci, gaudenti e festaioli”.
Il 1951 è stato l’anno nel quale il Regno dei Pahlavi iniziò a vacillare.
Come Primo Ministro Mossadeq mise immediatamente in atto ciò che aveva promesso: nazionalizzare le riserve petrolifere dell’Iran. Sostituì la “Ango Iranian Oil Company” con una compagnia petrolifera locale, ma non solo: voleva far diventare l’Iran una repubblica.
Limitò i poteri dello Shah, vietandogli di tenersi in contatto con i capi di stato esteri e rafforzò i poteri parlamentari.
Nel 1953 costrinse lo Shah a lasciare il paese, esiliandolo a Roma.
Ma la Gran Bretagna e gli USA non rimasero a guardare. Iniziarono ad ostacolare il commercio estero e gli affari dell’Iran, esercitando una pressione diplomatica affinché i loro alleati facessero lo stesso.
La Gran Bretagna congelò i capitali iraniani che si trovavano in gran parte nelle sue banche. Rafforzò la presenza militare nel Golfo Persico e attuò un blocco navale che impediva l’esportazione del petrolio iraniano. Mossadeq, come tutta risposta, espulse i tecnici inglesi.
I rapporti diplomatici tra Londra e Teheran si ruppero nell’ottobre del 1952.
Nell’impossibilità di esportare petrolio l’economia dell’Iran collassò, trascinando il Paese in una grave crisi economica e politica.
Mossadeq voleva salvare il paese dalla spirale della crisi. Si presentò davanti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite portandosi a casa una schiacciante vittoria diplomatica.
Andò prima a New York, poi a Washington per incontrare il presidente americano Truman e discutere della situazione iraniana.
Grazie a queste sue vittorie diplomatiche nel 1952 la rivista statunitense “TIME” lo nominò “uomo dell’anno”.
http://content.time.com/time/covers/0,16641,19520107,00.html
Era ormai diventata una situazione inaccettabile per tanti. Mossadeq si era fatto troppi nemici, sia tra le fila dei religiosi iraniani, sia tra le potenze internazionali. Sia per aver nazionalizzato il petrolio iraniano, sia per aver cacciato i reali dal Paese.
Non passò molto tempo e i suoi nemici organizzarono un colpo di Stato. Nel 2013 la CIA ha desecretato un documento che ufficializza il coinvolgimento della stessa CIA e del MI6* nella caduta del governo di Mossadeq.
Sotto il nome di “operazione TPAjax”, la CIA ha organizzato delle manifestazioni violente a Teheran, vandalizzando pesantemente il suo distretto commerciale.
*servizio di spionaggio per l’estero del Regno Unito
CIA HISTORY STAFF
https://nsarchive2.gwu.edu/dc.html?doc=4404303-Document-3-Central-Intelligence-Agency-History
CLICCA SOPRA LE PAGINE
https://archive.org/details/OperationAJAX/mode/2up
La casa di Mossadeq fu circondata dalle truppe del generale Zahedi.
Come in tanti altri Paesi,
https://en.wikipedia.org/wiki/United_States_involvement_in_regime_change
rovesciarono il governo iraniano di Mossadeq che venne processato e imprigionato per tre anni. Terminato il carcere passò il resto dei suoi giorni agli arresti domiciliari. Morì 14 anni dopo, nel 1967.
L’inizio di una repubblica e la nazionalizzazione del petrolio iraniano svanirono. Al loro posto tornò lo Shah Pahlavi e il suo nuovo Primo Ministro, il generale del golpe Fazlollah Zahedi, così che le cose potessero andare avanti alla vecchia maniera.
Non avevano però calcolato il peso della popolazione. Come scrive Elena Zacchetti su Il Post: “Dal 1963 al 1979 in Iran ci fu la cosiddetta “rivoluzione bianca”: un programma molto ampio di riforme attuate dallo Shah e suggerite dall’amministrazione statunitense di John F. Kennedy. (…) Le aspettative degli iraniani aumentarono senza però che di pari passo crescessero l’economia del paese e la lotta contro la corruzione del regime e della monarchia. Nel 1976 iniziò la crisi – da qualche anno la situazione delicata tra Israele, Egitto e Siria aveva rallentato la produzione del petrolio – con alti livelli di disoccupazione e inflazione: dal maggio del 1977 iniziarono le proteste degli intellettuali a cui si aggiunsero poi quelle dei religiosi, anche moderati.” https://www.ilpost.it/2013/11/26/iran-rivoluzione/
Ed ecco che le proteste rinascono, gli Ayatollah ammaliano l’opinione pubblica con la promessa d’indipendenza e nel 1979 l’Iran si trasforma nella “Repubblica islamica dell’Iran”.
Promulgarono una nuova Costituzione che definiva il nuovo assetto politico iraniano, dominato ora da organi religiosi con a capo la potente “Guida suprema” (che allora era Khomeini, oggi Khamenei).
L’intolleranza verso l’ingerenza occidentale si acutizzò di nuovo, culminata con il rapimento di diplomatici statunitensi in cambio della sospensione delle misure di congelamento dei depositi iraniani negli USA. Lo scambio avvenne ma i rapporti tra Iran e USA si ruppero definitivamente.
Lo Shah non c’era più, era stato esiliato. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna non avevano più un partner accondiscendente, pertanto dovettero abbandonare tutte le ambizioni che avevano riposto sull’Iran. Da quel momento, fino ai giorni nostri, USA e Iran sono ritenute realtà nemiche.
Non c’erano più le basi per una pace di comodo, fatta di soldi e petrolio.
Ma possono mai essere queste le condizioni di una pace?
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FONTI
http://www.treccani.it/enciclopedia/iran/
https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/usa-iran-le-conseguenze-della-morte-di-soleimani-24728
https://www.youtube.com/watch?v=_E3vfDReDn4&t=1301s
https://www.britannica.com/biography/Ali-Razmara
https://www.ultimavoce.it/iran-mossadeq-cia-inghilterra/
https://archive.nytimes.com/www.nytimes.com/library/world/mideast/041600iran-cia-index.html?_r=1
http://content.time.com/time/covers/0,16641,19520107,00.html
https://www.eastjournal.net/archives/44005
https://www.cia.gov/library/readingroom/document/cia-rdp78-04913a000100030032-7
https://www.cia.gov/library/readingroom/docs/CIA-RDP78-04913A000100030032-7.pdf
https://nsarchive2.gwu.edu/dc.html?doc=4404303-Document-3-Central-Intelligence-Agency-History
www.ilpost.it/2019/02/11/rivoluzione-iran-1979-khomeini/
https://archive.org/details/OperationAJAX/mode/2up
https://it.wikipedia.org/wiki/Mohammad_Mossadeq
IMMAGINE http://www.iranchamber.com/society/articles/women_prepost_revolutionary_iran2.php